Pubblichiamo uno dei testi del nostro libro “L’anno che verrà – 2020” scritto da Viviana Mazza
Il 2019 si chiude in Sudamerica tra l’incertezza e la speranza. I tassi di crescita oltre il 5% di inizio secolo sono ormai un retaggio del passato, e le stime degli organismi internazionali annunciano per il 2020 un aumento medio di appena l’1,8%, quasi la metà della media mondiale. Previsioni al ribasso dovute principalmente alla crisi in Venezuela, di cui non si prevede un’uscita a breve termine, e l’Argentina il cui neo-eletto presidente Alberto Fernandez dovrà affrontare durissimi negoziati con il Fondo Monetario Internazionale e creditori privati per ridimensionare un debito di più di 350 miliardi di dollari.
Sarà proprio la stabilità argentina uno dei temi caldi del 2020, assieme a quella di Brasile e del Mercosur, che ha puntato tutto su un accordo di libero scambio con l’Ue che sembra ormai sul punto di naufragare dopo le reticenze di Francia, Austria e del nuovo governo di Buenos Aires. Chiave per la regione, ancora una volta, il ruolo degli Stati Uniti, che potrebbero aiutare a sbloccare – o aggravare – attraverso il Fmi la crisi del debito argentino e quello ecuadoriano, mentre mantengono alta la tensione con i governi di Venezuela e Nicaragua. La presenza degli interessi cinesi in tutta l’America Latina è uno dei fattori che spiegano l’interesse di Washington, in pieno anno elettorale, di mantenere la propria presenza nella regione. Infine, grande protagonismo avranno le ricette che saranno proposte per risanare l’instabilità politica che ha caratterizzato il secondo semestre del 2019. Il nuovo anno si aprirà con le elezioni parlamentari in Perù, dopo lo scioglimento del parlamento in mezzo a gravi scandali di corruzione e nepotismo. Continuerà poi con quella dei costituenti cileni, chiamati a ridiscutere l’intero assetto istituzionale del Paese durante l’anno per porre fine alle rivolte che hanno registrato più di 20 morti nell’ottobre scorso.
Elezioni chiave saranno anche quelle dell’Assemblea Nazionale venezuelana a cui parteciperà anche parte dell’opposizione che le aveva boicottate in segno di protesta contro Maduro, e le municipali in Brasile, un termometro per capire il gradimento dei cittadini riguardo alle polemiche decisioni di Bolsonaro su sicurezza e cambiamenti climatici. Dietro l’angolo però, come insegna il recente golpe in Bolivia, ci sono nuovi partiti e movimenti spalleggiati da gruppi militari e ultra-religiosi pronti a prendere l’iniziativa se le istituzioni non danno risposte. Un monito da non prendere alla leggera per il futuro del continente.
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