Questa è l’introduzione di “2021 L’anno che verrà”. Il libro si può scaricare gratuitamente dal sito di Good Morning Italia. La versione audiolibro è in esclusiva su Audible.
L’anno che verrà ci deve molte risposte. Le domande che avremmo fatto al futuro sono moltiplicate perché abbiamo vissuto tempi inediti e complicati. Dovremo però saper guardare con coraggio al nuovo anno, consapevoli di aver imparato qualcosa.
L’economia globale crescerà del 5,2% e per una volta l’Italia dovrebbe crescere esattamente allo stesso ritmo. Ma le variazioni percentuali scontano il confronto con l’anno dei lockdown, una crisi che davvero non è stata come le altre. La relativa ripresa economica farà vincitori e vinti, e il ruolo dello Stato nell’economia diventerà sempre più importante.
Il 2020 incredibile che abbiamo vissuto è stato profondamente iniquo: è stato dirompente sulle nostre vite, sulle nostre giornate, perché ci ha chiuso in casa e reso fragili. Le nostre vite sono cambiate. Ma nonostante il mondo dovrebbe essere la somma degli individui che lo abitano, l’economia (e dunque la politica) ha improvvisamente accelerato i percorsi che aveva in mente prima della pandemia. Le abitudini dei consumatori hanno fatto un balzo in avanti di dieci anni in otto settimane, portando sempre più a un sistema ibrido tra digitale e fisico.
Chi era pronto, si è messo a correre. Chi avrebbe dovuto tirare giù la saracinesca dieci anni fa, se avesse avuto l’attenzione di guardare i numeri in faccia, rischia di essere travolto. I Paesi dove molte imprese sono piccole soffriranno di più, e l’Italia è fra questi. Eppure ci sono segnali di luce: milioni di lavoratori e centinaia di migliaia di imprese hanno cambiato metodo di lavoro, scoperto le opportunità del digitale, lanciato nuovi prodotti.
Questo libro non è un’enciclopedia: è una selezione e un esercizio. Ogni mattina Good Morning Italia prova a capire la giornata che sarà, e questo libro segue lo stesso modello. Chiedo sempre ai nostri autori di scrivere (e dunque pensare) al futuro: quest’anno è stato un compito complicato, perché vedere il futuro è meno facile e tutto sembra condizionato dagli ultimi mesi (anche quando non è così). Dunque abbiamo provato a isolare il virus all’inizio, perché è tempo di occuparsi del dopo, a volte persino accettare l’incertezza, ma non farsi consumare e perdere di vista l’orizzonte.
Se lo Stato controlla l’economia, se lo Stato si occupa di curarci, se lo Stato deve aiutare i più deboli, una parola chiave del 2021 è fiducia. Senza fiducia non c’è vaccino, e a un certo punto non c’è nemmeno la democrazia. Chi si candida a diventare classe dirigente (in politica, nei media, nelle aziende) deve ricostruire la fiducia, una parola alla volta. Senza fiducia, le scorciatoie degli stati autoritari sono tecnicamente più efficienti nel mondo confuso del 2021. I sistemi democratici devono dimostrare che esiste una via alternativa. Joe Biden ha quindi una grande responsabilità ma anche un’ottima occasione per spiegare che una società democratica, multilaterale, liberale, non solo è possibile ma è migliore.
Sul Resolute desk, la scrivania dello Studio Ovale, Biden troverà molte domande lasciate da Donald Trump: il rapporto con la Cina e la guerra commerciale (secondo alcuni sarebbe invece una guerra tra classi sociali all’interno dei singoli Paesi), la regolazione delle aziende tech che diventano troppo grandi e trasversali, la crisi climatica, i rapporti con il Sud del mondo (ancora più indebitato). Trump ha perso, ma molto dipenderà dalla forza delle risposte di Biden e Kamala Harris.
La prevalenza dello Stato non deve però far dimenticare il ruolo delle imprese, da cui lavoratori e consumatori esigono sempre di più: diritti, accountability e purpose, due parole che ci viene più facile dire in inglese ma significano semplicemente scegliere il proprio posto nel mondo. Soprattutto in Italia, le imprese dovranno saper accompagnare lo Stato nella transizione dall’economia ingessata della pandemia al tempo della ricostruzione. Chi ha la responsabilità del governo dovrà capire che sta lavorando per i prossimi trent’anni e iniziare a curare una ferita che divide l’Italia tra boomers e millennials. Non andrà tutto bene, ma i compiti per casa non si possono più rinviare.
Good Morning Italia fa parte del Paese e prova a fare la sua parte, crescendo. Nuovi abbonati, nuove imprese, nuova informazione. Sembra semplice. Grazie a chi ci ha scelto, questo è il nostro regalo. Buon anno.
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Introduzione di Beniamino Pagliaro. Testi di Gaia Berruto, Marco Bresolin, Mario Calabresi, Stefano Cappellini, Federica Cherubini, Paolo Condò, Marco Cremonesi, Francesco Cundari, Nino Cartabellotta, Gabriele Crescente, Ferruccio de Bortoli, Gianni Dragoni, Andrea Garnero, Ferdinando Giugliano, Antonello Guerrera, Stefano Feltri, Cecilia Ferrara, Federico Ferrazza, Francesco Franchi, Gianna Fregonara, Nur Al Habash, Federico Larsen, Silvia Lazzaris, Paolo Legrenzi, Alexios Mantzarlis, Michele Masneri, Tonia Mastrobuoni, Matteo Matzuzzi, Viviana Mazza, Matteo Miavaldi, Maurizio Molinari, Stefano Montefiori, Francesco Olivo, Marta Ottaviani, Marta Perego, Simone Pieranni, Manuela Perrone, Lorenzo Pregliasco, Filippo Santelli, Giuseppe Sarcina, Beppe Severgnini, Giordano Stabile, Anna Stefi, Lorenzo Simoncelli, Matteo Tacconi, Chiara Valerio, Anna Zafesova, Federica Zoja.