Pubblichiamo l’introduzione di Beniamino Pagliaro al nostro libro L’anno che verrà 2022.
L’anno che verrà ci deve dire quanto siamo lontani dal raggiungere un nuovo equilibrio, necessario, tra diritti e crescita, tra Stati Uniti e Cina, tra Stato e mercato, e persino tra le debolezze dei partiti.
Prima, comunque, il 2022 sarà l’anno in cui finalmente una buona parte del mondo potrà vaccinarsi. In molte nazioni l’espressione no vax non ha senso, o vuol dire qualcosa di diverso: lì i vaccini non c’erano. Ora arriveranno, e forse anche dove siamo già alla terza dose smetteremo un po’ di parlare di rumorose minoranze. Ma dovremo provare a imparare qualcosa da questi due anni.
La condizione dell’equilibrio è rara, per definizione. Per raggiungerla, comunque, bisogna correre: l’economia globale crescerà del 4,9%, quella italiana del 4,7%, e questo dato da solo potrebbe spiegare l’eccezionalità del momento. Ogni momento appare decisivo a coloro che lo stanno vivendo, eppure il 2022 fa molte domande all’Italia. È possibile che l’economia del Paese sia in grado di trovare una crescita strutturale per i prossimi dieci anni? Le persone più deboli – i giovani sottopagati in primis – sono impoverite e meritano aiuto, meritano opportunità. Tra le imprese c’è una fiducia nuova, quasi una promessa. Molto va ancora fatto, ma forse le tossine di quella che sui libri di storia chiameremo grande crisi 2008-2020 sono espulse. O è solo un’illusione? Il mercato se lo chiede, per ora applaude e compra debito. Lo farà ancora? È una domanda faticosa e, nonostante tutto, non dipende da un uomo solo.
Nel 2022 molte persone, in tutto il mondo, torneranno nel loro vecchio caro ufficio. Ma molte altre continueranno a lavorare da casa, o da dove preferiscono. Questa evoluzione non cambia soltanto la geografia delle scrivanie e delle città: suggerisce un nuovo approccio nelle gerarchie aziendali. Chi può, chiede di più o meglio, cambia più spesso: i datori di lavoro possono assecondare o rimanere indietro. Con la fiducia e la delega, parti del processo produttivo avvengono in uno spazio altro. Un software dirige l’orchestra, ma sono donne e uomini a scrivere le regole.
L’equilibrio tra Stati Uniti e Cina significa una sana consapevolezza che la globalizzazione non segue gli annunci dei politici: non torna indietro. Le prime due economie sono interdipendenti, ma Xi Jinping proverà sempre di più a spiegare che i giochi si fanno a Pechino. I confini non sono più quelli di una volta, e non ci saranno cortine di ferro, ma è facile capire chi si inchina al partito e chi dice no grazie. Xi diventerà leader a tempo indeterminato, mentre Biden affronta le elezioni di midterm che diranno molto anche sulle ambizioni 2024 di un certo Donald Trump (remember?).
In Europa, la Francia vota e tutti guarderanno alla Germania che dovrebbe iniziare a investire dopo anni di rigore ossessivo. I Paesi dovranno soprattutto scrivere le nuove regole del bilancio comune, in cerca di un equilibrio tra debito e crescita. Mentre la Fed inizierà ad alzare i tassi alla fine del 2022, la Bce prenderà tempo. Christine Lagarde è convinta che l’inflazione sia momentanea, una fiammata dopo la pandemia. Jay Powell la pensa in modo diverso.
Poi c’è l’Italia. Il Parlamento ha il primo compito dell’anno: eleggere un successore degno di Sergio Mattarella, che è stato un presidente saggio, efficace e amato. I partiti vivono da anni delle debolezze altrui e si trovano a governare con un fuoriclasse come Mario Draghi. Le legittime ambizioni elettorali sono coerenti con un assetto da ricostruzione? La partita dei fondi europei – possono essere nuove fondamenta per la casa o una inutile tinteggiatura della facciata – si gioca soprattutto nel 2022.
Alla fine dell’anno che verrà gli abitanti del mondo saranno 8 miliardi. L’Europa e l’Italia, nonostante tutto, hanno delle carte da giocare nella ricerca di un equilibrio che non arretri su diritti democratici, civili, ambientali, opportunità economiche, libertà d’impresa, rispetto dei più deboli. Il mondo è grande ma le soluzioni di regime sono più comode. Dunque là fuori c’è ben poco. È qui e ora che si può fare qualcosa di nuovo, qualcosa di migliore. Ognuno conta, dalla piccola impresa al voto in Parlamento.
Good Morning Italia continua a correre e imparare qualcosa ogni giorno, con le decine di migliaia di abbonati e imprese che ci scelgono. Grazie a chi corre con noi: questo è il nostro regalo. Buon anno.