Se ogni buon scrittore, per imparare a fare il proprio lavoro – e per migliorarlo – dovrebbe leggere il più possibile, per analogia, lo stesso vale per chi come noi cura un briefing dedicato alle notizie. Nel nostro caso, la nostra dieta, in dosi e declinazioni variabili, è composta da diverse newsletter di informazione.
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Una tra tutte, la leggiamo, oltre che con interesse, anche con un certo “affetto”: è Politico Playbook, la newsletter di informazione sulla politica Usa, inventata nel 2007 dal giornalista Mike Allen.
Da questa corrispondenza uno a molti, che è valsa ad Allen l’appellativo “dell’uomo con cui si sveglia la Casa Bianca” (copyright del New York Times, che nel 2010 gli dedicò un lungo e sagace profilo), infatti è nata l’idea di Good Morning Italia.
Più precisamente, la molla che ha poi influenzato i ritmi circadiani dei componenti della nostra redazione è stata un misto di ammirazione e invidia, provato leggendo quelle righe.
Allen, nel frattempo, nel 2017 è migrato da Politico a un altro suo progetto d’informazione (e di successo), Axios, ma se date un’occhiata a una qualunque delle edizioni del Playbook, ancora oggi la sensazione è proprio di avere in mano una bussola della giornata.
I contenuti chiave sono chiari, ordinati, esposti in modo semplice ma originale. C’è spazio per firme e articoli che in quella giornata spiccano, poco importa se arrivano da altre testate: ciò che conta è creare un panorama di informazione condivisa.
Oggi questo stile è abbastanza diffuso, è diventato comune ad altri prodotti simili, ma in quegli anni, nella seconda metà del primo decennio del Duemila, quella scelta di riconoscere la capacità di arrivare per primo su una notizia o quella di averla approfondita meglio, era insolita e spiccava. Con il senno del poi, appare sensato considerarla una buona anticipazione di come sempre di più ci siamo abituati a cercare l’informazione in rete.
Dall’altra, proprio per abbreviare il percorso, la newsletter di Politico è stato uno dei primi contenitori a puntare sulla capacità di sintetizzare nell’arco di poche righe le cose che davvero conta sapere, facendo risparmiare tempo ed energie ai propri lettori.
Un “vezzo” tipico del Playbook, esportato anche in altre versioni come Brussels Playbook, dedicata a ciò che succede nella politica europea, è quello di ricordare i compleanni del giorno di personaggi rilevanti o comunque da conoscere e, più strategicamente, tenere d’occhio i cambi di ruolo di politici e funzionari, spesso predittivi (o risultati) delle modifiche alla rotta decise da chi detiene il potere al momento.
Nel contesto della politica americana, il Playbook, nato come un aggiornamento interno alla redazione di Politico, è diventato, come ha scritto il New York Times, una sorta di alter ego di Allen stesso.
Persona riservata fino all’inversomile – pare che nessuno dei suoi amici sappia dove abiti esattamente o sia mai andato a trovarlo – Allen – che oggi produce due briefing, uno al mattino e uno serale per Axios – è stato capace, come spesso accade a quelli discreti, di ascoltare ciò che gli accadeva attorno, recepirlo e condirlo con una fitta rete di relazioni, trasformando tutto questo in un prodotto che è praticamente diventato un riferimento da manuale nell’ambito delle newsletter.