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Sopravvivenza a 5 stelle

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di: redazione
2/1/2020
Sopravvivenza a 5 stelleSopravvivenza a 5 stelle

Pubblichiamo uno dei testi del nostro libro “L’anno che verrà – 2020” scritto da Pietro Salvatori

L’apporto di una sconfitta è una visione più precisa di noi stessi”, diceva Emil Cioran. Parte da qui il 2020 del Movimento 5 stelle. Cosa accadrà la sera del 26 gennaio se la Lega espugnerà la Stalingrado del Pd, e conquisterà l’Emilia Romagna senza l’apporto magari determinante dei fanti pentastellati?

La grande incognita del futuro per Luigi Di Maio e dei suoi parte da qui. Ma anche dal dilemma di un partito che ha visto cambiare negli ultimi mesi del 2019 il paradigma della propria leadership. Il capo politico sempre più in difficoltà sembra aver abbandonato il carattere decisionista e solipsista nell’assumere decisioni che hanno caratterizzato l’evolversi e la natura stessa dei 5 stelle, dalla forzatura gialloverde alla capriola giallorossa, per citarne due tra le più clamorose. Stretto tra accuse e veleni, il leader non vuole cedere le redini, ma è costretto ad appellarsi una volta all’assemblea dei parlamentari, l’altra a Rousseau per cercare di governare la nave nel mare in tempesta.

Ma, per citare uno che in realtà lo aveva fin troppo chiaro in mente: che fare? Tenere la barra dritta e rimanere incollati a posizioni di governo difficilmente riconquistabili, o tornare alle urne sacrificando un potere che sembra logorare chi ce l’ha per serrare le fila e riprendere in mano il Movimento? “La regola dei due mandati vale anche per me, ma non lascio la politica”, ha detto Di Maio sul calar dell’anno, lasciando presagire un suo ruolo da conducator al prossimo giro di giostra anche senza candidatura a uno scranno parlamentare.

La paura che dalla via Emilia passi una sconfitta per il governo tutto e il sospetto che quella sconfitta la si stia cercando di pilotare sono i due poli magnetici intorno ai quali si muove la galassia pentastellata. Gli “Stati generali” già fissati per marzo sembrano già un’ottima mossa per una campagna elettorale che non c’è ma che forse già si immagina. Giuseppe Conte permettendo.

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