Pubblichiamo uno dei testi del nostro libro “L’anno che verrà – 2020” scritto da Andrea Illy,
Poco più di un anno fa ho pubblicato “Italia Felix”: ne ho parlato proprio su queste pagine, guardando al 2019. Allora scrissi che ‘l’Italia ha gli anticorpi per il riscatto’. Ne sono tutt’oggi convinto. Ma c’è di più: di fronte al pessimismo dilagante che ci contraddistingue in questo momento
storico e sociale, vi posso assicurare che sono testimone quotidiano – nel mio viaggiare quasi continuo – del fatto che gli stranieri sono letteralmente innamorati dell’Italia: l’Italia creativa del saper fare, del bello & ben fatto. Le nuove classi medie dei paesi emergenti sognano un consumo estetico-esperienziale di cui proprio l’Italia è un grande leader, con oltre 100 miliardi di produzione (circa il 6% del Pil italiano). La quota export dell’alto di gamma (di cui vantiamo il maggior numero di settori, ben 11) rappresenta il 53%, in crescita nel 2019. Tutte cose che non ho mai mancato di sottolineare durante i miei sei anni di Presidenza di Fondazione Altagamma, che si conclude proprio alla fine di quest’anno.
Quindi qualcosa di positivo in questi 12 mesi è successo. Si sono però contemporaneamente innescate varie crisi, tutte derivanti – ahimè – dall’instabilità e dalla litigiosità politica. Questa politica del pessimismo, che in “Italia Felix” definisco ‘pessima politica’, ci fa dimenticare ciò che
siamo e il potenziale che abbiamo, mettendo a rischio anche la nostra competitività: conoscenza, capitali, infrastrutture e pubblica amministrazione ne sono ingredienti fondamentali, che non possiamo più permetterci di trascurare.
Quello però che davvero manca per il rilancio – irrinunciabile – del Paese è un piano di sviluppo economico a lungo termine. Non ce l’abbiamo, e non abbiamo nemmeno una vision.
La ricchezza dell’Italia sta nel saper fare, fondamentale vantaggio competitivo di tutte quelle attività basate su creatività e ingegno, che rappresentano il vero motore della nostra economia. La linfa vitale è la nostra cultura multi-millenaria, nutrita quotidianamente e appassionatamente nei territori.
Come sostiene il premio Nobel Michael Spence nel libro “Altagamma, strategie per l’Italia d’Eccellenza”, il modello economico italiano degli ecosistemi rappresenta una vera e propria unicità. Si tratta di un modello che definirei ‘bottom-up’, sostanzialmente opposto a quello ‘top-down’ di quasi tutte le altre prime dieci potenze economiche mondiali e, ancor più importante, molto più resiliente e capace di adattarsi alla complessità globale, che cresce in modo esponenziale.
Proprio perché il tessuto economico del Paese è profondamente radicato e annidato nei territori, penso che da qui debbano rinascere la vision e il sogno dell’Italia. L’appello va dunque alle organizzazioni che rappresentano i territori, per l’elaborazione di un piano di sviluppo non autoreferenziale, ma generato dall’ascolto e dalla collaborazione con i grandi ‘manovratori’ internazionali, come il Fmi, l’Ocse, la Commissione europea, la Bce, le agenzie di rating, le grandi banche, e altri. Un piano che possa creare consenso in patria e fuori. Quello che inizia nel 2020 non è solo ‘l’anno che verrà’, ma anche ‘il decennio che verrà’. Ci riproviamo? Good morning, Italia.
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