Contesto, dialettica e autorevolezza: sono in breve le parole con cui Giacomo Vendrame, segretario organizzativo di Cgil Veneto e abbonato di lungo corso di Good Morning Italia, racconta la sua idea di informazione.
“Credo che uno dei bisogni primari oggi sia la necessità di capire quali sono i processi di trasformazione in atto, quindi processi reali e complessi di cui siamo parte. Non sempre siamo d’accordo, ma Good Morning Italia è una fonte autorevole ed è uno stimolo per fare approfondimento culturale e crearsi dei riferimenti in vari ambiti di competenza da seguire poi anche direttamente attraverso i social network, i loro scritti e interventi pubblici”, afferma Vendrame, che ha portato all’interno del sindacato regionale l’abitudine del daily briefing, tramite un abbonamento per le organizzazioni, condivisa oggi con gli altri membri della segreteria organizzativa e l’ufficio stampa.
Perché questa scelta e come si integra nella vostra dieta informativa?
“Abbiamo a disposizione una rassegna tematica nazionale per tutti i dirigenti, una regionale e usiamo Good Morning Italia come integrazione delle prime due perché ci siamo resi conto che, altrimenti, avevamo una visione parziale di ciò che accade quotidianamente. In genere, personalmente, lo leggo tutti i giorni al mattino; poi nel fine settimana, in cui stacco un po’ di più per stare con la famiglia, lo leggo con più calma o magari direttamente la domenica pomeriggio perché in questo modo mi permette di arrivare lunedì mattina aggiornato su cosa è accaduto nel fine settimana”.
Cos’altro legge regolarmente?
Seguo molto LaVoce.info, Limes e poi contenuti e pubblicazioni prodotte o comunque collegate alla Cgil. Quello che mi interessa è trovare soprattutto fonti di informazione che sappiano approfondire e argomentare in modo sostanziale il tema affrontato, permettendo a chi legge di comprendere nel merito le motivazioni all’origine di un’opinione o i meccanismi alla base di un fenomeno sociale o economico”.
Cosa manca invece a suo avviso nell’informazione odierna?
“Penso che manchi il punto di vista del lavoro. Intendo proprio, la sensazione che un lavoratore faccia fatica a leggere di se stesso quando legge le notizie, della sua quotidianità. Si è persa la capacità di ascolto, di ragionare in modo dialettico, di far emergere quella che è la complessità quotidiana del lavoro, al di là delle crisi, delle vertenze che fanno notizia ma che sono solo una parte della realtà”.