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Unire i puntini. Usa 2020 e il voto postale

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di: redazione
27/10/2020
Unire i puntini. Usa 2020 e il voto postaleUnire i puntini. Usa 2020 e il voto postale

Le elezioni presidenziali negli Usa sono, a tutti gli effetti, un rito contemporaneamente globale e nazionale. Un po’, tanto per stare in una metafora legata alla cultura d’Oltreoceano, come fossero un Super Bowl della politica.

Ogni quattro anni, in parallelo, capita anche – almeno a una parte di noi – di chiederci: “Com’è che funziona l’elezione del presidente lì?” oppure: “Ma chi vincerà questa volta?”.

Cominciamo dall’inizio e proviamo a unire i puntini, dai delegati fino al voto postale, di cui si è parlato molto in questa campagna elettorale.

La strada per la Casa Bianca è lastricata di collegi elettorali

I candidati in ballo quest’anno sono il presidente repubblicano in carica Donald Trump, 73 anni, che corre per ottenere il secondo mandato. Lo sfidante è il democratico Joe Biden, 77 anni, ex vice presidente durante i due mandati di Barack Obama.

Per arrivare alla Casa Bianca – come spiega questo articolo della Bbc – la via è lastricata di collegi elettorali e dei rispettivi delegati eletti in ogni Stato. Il loro numero totale è 538: vince il candidato che ne ottiene almeno 270.
Chi ottiene la maggioranza dei voti in un singolo Stato, si vede assegnare tutti i delegati di quello Stato. Dato che il numero dei delegati è diverso da Stato a Stato – California, Texas, Florida e New York sono tra quelli con il maggior numero di delegati, per esempio – questo spiega perché ottenere più volti a livello nazionale – come accadde a Hillary Clinton nel 2016 – non significa automaticamente avere anche il numero di delegati necessario per la vittoria.

Ragion per cui, la scelta di chi guiderà il governo federale si decide a livello di singoli Stati e per questo di parla molto dei famosi “swing States” o “in bilico”, come Florida e Ohio – per citare i due più citati – nei quali la preferenza per un partito o per l’altro è tradizionalmente variabile da elezione a elezione.

Lo stato dell’arte nei sondaggi

Secondo la mappa basata sui sondaggi del sito specializzato Real Clear Politics, alla data del 22 ottobre, Joe Biden sarebbe in vantaggio di quasi otto punti percentuali. Tradotto in numero di delegati, Biden ne avrebbe dalla sua 232 contro i 125 di Trump. In ballo però c’è un’ampia fetta, pari a 181 delegati, legati agli Stati “in bilico”, in grado di fare la differenza. Il vantaggio di Biden, quindi, prospetta qualche chance in più per il candidato democratico, ma non esclude la possibilità che Trump possa essere rieletto.

Se volete cimentarvi con gli scenari, sia Real Clear Politics sia il New York Times permettono di simulare diversi scenari riguardo alla vittoria di democratici o repubblicani nei singoli Stati e, di conseguenza, sull’effetto per la corsa alla presidenza.

A proposito di sondaggi, dopo il 2016, gli istituti che se ne occupano hanno deciso di rivedere alcuni dei parametri considerati per selezionare il campione, come ad esempio il livello di istruzione e l’etnia e l’effetto dell’incrocio di due fattori di questo tipo, oltre al modo di contattare gli intervistati. Tuttavia – come raccontano diversi sondaggisti a Five Thirty Eight – questa elezione potrebbe essere comunque caratterizzata da alcune variabili indipendenti, come il voto non dichiarato per Trump e l’esito del voto postale.  

Nell’urna postale

Secondo gli ultimi dati raccolti da AP, 58,6 milioni di elettori hanno votato in anticipo via posta, spinti dall’emergenza sanitaria, dalla voglia di evitare lunghe code ai seggi il 3 novembre e da campagne ad hoc, come questa battezzata “The Big Send”. È un numero più alto rispetto a quanti scelsero questo sistema nel 2016 e, almeno al momento, la maggioranza sono elettori che si sono registrati come democratici (51%), anche se i repubblicani stanno colmando il divario e sono passati dal 21 al 31%.

Del voto postale si è parlato molto perché Trump sostiene che sia più esposto al rischio di frodi (Vox). Di certo c’è che non esiste una legge federale riguardo alle modalità con cui si può votare a distanza: ognuna delle 3.100 contee del Paese ha le sue regole riguardo al voto e, in base a esse, definisce quali tecnologie e strumenti servono per far arrivare la scheda elettorale ai cittadini e riaverla indietro dopo il voto, il tutto garantendo sicurezza e riservatezza.

Attorno a questa modalità di voto esiste una vera e propria industria che quest’anno ha fatto gli straordinari, come racconta The California Sunday Magazine, per cercare di fare fronte alla maggiore richiesta da parte delle amministrazioni locali che ha cominciato a profilarsi già a marzo.

C’è, infine, un altro elemento importante legato al voto postale: più è alto il numero di preferenze espresse in questo modo, più sarà lunga la conta dei voti e, a dispetto della affermazioni di Trump al riguardo, è probabile che per conoscere il risultato dovremmo attendere oltre l’alba del 4 novembre (New Yorker).

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